Novembre 21, 2024

Camilla Rolon

Istituto Suore Povere Bonaerensi di San Giuseppe – Delegazione Italiana –

LA PATERNITA’ DI SAN GIUSEPPE

LA PATERNITÀ DI GIUSEPPE

La paternità di Giuseppe rappresenta un caso unico nella storia della paternità e richiede un nuovo titolo: “Padre verginale di Gesù” (Pio X). San Giuseppe raggiunge, lui solo nella storia dell’umanità, il più alto grado di nobile e grandiosa paternità, caso unico e irripetibile. San Giuseppe non è Padre secondo la carne, ma secondo la promessa: “Lo chiamerai Gesù …”.

San Giuseppe, lungi dall’avere una paternità minore, lui, vero sposo di Maria, è il Padre Maggiore che sia esistito sulla terra.

Padre di un figlio che apparteneva ad entrambi allo stesso modo, poiché è il frutto di un’alleanza verginale.

San Giuseppe, padre tra i padri, è colui che dovrebbe rispecchiare meglio i tratti di Dio Padre, per questo, i Padri della Chiesa non esitano a chiamarlo “L’ombra del Padre” e “sacramento dell’eterno Padre”; possiamo chiamarlo, senza dubbio, ” canale della paternità di Dio”…. Il cardinale Pironio lo chiama: “Riflesso della paternità di Dio”.

“Giuseppe accoglie questo mistero nelle sue mani e lo aiuta con il suo silenzio, con il suo lavoro, fino al momento in cui Dio lo chiama a sé. Di quest’uomo, che si è fatto carico della paternità e del mistero, si dice che fosse l’ombra del Padre: l’ombra di Dio Padre”

Gesù uomo ha imparato a dire Abbà, “papà”, “padre”, con suo padre Giuseppe …

Javier Albisu lo dice magnificamente … ascolta quello che dice! …:

“San Giuseppe è Padre nel suo silenzio. Come un buon padre affina il suo orecchio in silenzio per poter sentire anche il suono più debole che viene dal bisogno profondo del Figlio che ha soltanto ciò per esprimersi. Perché è così importante quel suono debole?

Perché è lì che lo Spirito di Dio (che viene in aiuto alla debolezza del figlio) si esprime con suoni ineffabili che sanno arrivare al cuore di Dio Padre. Ecco perché san Giuseppe fa esercitare il suo orecchio paterno per poter ascoltare il bisogno più profondo di chi gli sta parlando, attento alla domanda: da quale bisogno nasce ciò che mi dice? Qual è il bisogno autentico più profondo di cui devo occuparmi? Così, sebbene padre, impara dalla sua stessa obbedienza ciò che a sua volta egli chiederà. È obbediente al bisogno profondo del figlio, non ai suoi capricci. Vivere in questa obbedienza è un lavoro duro. Alcuni potrebbero voler evitare questo lavoro e obbedire ai capricci del figlio, ma non solo non eviterebbero impegni a lungo termine, ma non saprebbero nemmeno cosa chiedere come genitore, perché ignorerebbero qual’è il bisogno del figlio che devono accompagnare.

Ecco perché la paternità di San Giuseppe è nell’austerità. È un padre austero. Non ha paura che suo figlio senta che ci sono cose che non si hanno, né che si possono avere. Non è un padre “compratore”, è un padre “lavoratore”.

A volte, inavvertitamente, il padre può trasmettere il messaggio che le cose si “comprano” e non che le cose si “devono guadagnare”. Il primo messaggio si riferisce al suo denaro, mentre il secondo si riferisce al suo impegno, alla sua persona. Il lavoro più grande del padre è quello dell’“e-ducar”, nel “tirar fuori” quel Grande Sogno che si racchiude nel cuore del figlio. Educare male significa annegare quel sogno in ogni capriccio “qui e ora”. Solo insegnando ad accettare con umiltà il limite di ogni qui ed ora, è come aiutare a non affogare il Grande Sogno.

Ecco perché San Giuseppe è un padre Custode e non un guardiano. Il guardiano rende il figlio schiavo. Non lo fa crescere in libertà. Aiutarlo a crescere in libertà implica essere presente come custode ammettendo che il figlio un giorno voglia inseguire il suo peggior desiderio e non il suo Grande Sogno.

La differenza è che in questo caso il Custode sarà presente quando il figlio decida di tornare e di riprendere la via del ritorno. Il guardiano non aspetta, perché in fondo non gli interessa cosa fa il figlio con il suo Grande Sogno. San Giuseppe, invece, dimostrerà che la sua custodia di Padre è ancora più fine e più attenta, a partire dalla propria castità. Essere casto lo rende capace di un amore libero da fonti “non sanctas”.

Da queste fonti vengono fuori soltanto desideri manipolatori di dipendenza che sono il frutto del malato compiacimento di bisogni contorti. San Giuseppe è un padre e un padre casto. La sua Custodia non genera dipendenza, ma piuttosto crescita e sviluppo della persona che prende come figlio “.

 

Ti invito a prendere San Giuseppe come Padre … ti prometto che niente sarà più lo stesso quando lo farai … il Padre ha confidato nelle sue mani i suoi tesori più preziosi … affidagli le tue cose … e niente sarà più lo stesso … te lo assicuro …

hcarina