Testimonianze di alcuni Sacerdoti
La fase diocesana si è aperta il 10 maggio nell’Aula della Conciliazione del Palazzo Laternense.
“La Madre Bernardetta, così la chiamavamo, era per noi una Madre. Dal primo giorno che la conobbi, ebbi con lei sintonia e affetto molto speciale. Una virtù che sbocciava naturalmente in lei era la sua bontà, e anche la sua umiltà e il suo buon senso comune. Aveva una sapienza speciale e un trattare direttamente con i novizi con semplicità, e con apertura, conoscendo ciascuno immediatamente, senza molti giri. A me chiamava l’attenzione, il suo affetto e la sua empatia”.
“Ella sapeva intuire i nostri stati d’animo. Si dava conto di quanto mi costasse il Noviziato, incluso varie volte le comunicai con molta confidenza i miei pensieri e i miei sentimenti. Ella consigliava, senza invadere, era cosciente che non era la formatrice ufficiale, però stava lì, condividendo con noi la casa e la vicinanza, sapeva fare molto bene il suo lavoro di “aiutante” nella formazione: con il suo essere donna, con il suo essere religiosa e con il suo essere Madre. Non aveva buona salute, però mai l’ho sentita lamentarsi, al contrario. Quando le chiedevamo come stesse, la vedevamo soffrire con le sue gambe, ella solo diceva che stava bene. Il suo volto rivelava il dolore, però con serenità e rassegnazione”.
“Le sue parole, mezzo in spagnolo e mezzo in italiano, erano sempre profonde. Ricordo una frase che mi marcò per tutta la vita e l’ho ripetuta sempre nell’accompagnamento spirituale e nei ritiri a religiose e a sacerdoti: “Figlio, (Hico, una cosa e la grazia de la vocacione,y otra e la grazia de la perseverancia) una cosa è la grazia della vocazione e un’altra è la grazia della perseveranza. Preghi molto per la perseveranza ….)”
Testimonianza del Padre Giorgio Bergoglio -Oggi Papa Francesco-
Frammento della lettera inviata da Lui alla madre Bernardetta, nell’anno 1986, alla fine della sua missione nella Casa di Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio, San Michele.
“Lei arriva in Argentina ad una casa vicina al Noviziato Gesuita: un Noviziato ancora piccolo che cominciava a crescere. Lei lo vide crescere e riempirsi, fino a quasi non bastare più … Però l’importante è che questi novizi (e molti altri che non eravamo novizi) vedemmo Lei e in Lei vedemmo ciò che significava una Congregazione religiosa senza limiti. Vedemmo generosità, spirito di obbedienza, di abnegazione, di servizio…, vedemmo pietà, allegria, senso comune e fortezza. Vedemmo pazienza e rassegnazione. Lei, con la sua attitudine, mise calore di madre in noi, e nello stesso tempo, andò insegnando a quei giovani come si tratta una donna, perché questo si impara da una madre o non si impara mai …. E Lei fu Madre”.
Alcune testimonianze delle Suore della Congregazione:
“Mai se la vide eccellere, sempre cercava i luoghi più riservati, allegra, sorridente; faceva tutto senza vanagloriarsi”.
“Nella sua mezza lingua, tra italiano, spagnolo e inglese, si faceva capire ed era la Madre che consigliava i suoi figli amati. In mezzo alle “pentole” pregava ed evangelizzava. Non perdeva la calma, sempre se la trovava allegra, sorridente, contenta, felice, servendo con prontezza ed accuratezza, tanto a colazione, come al pranzo e alla cena …. a tutti, e con alcuni piatti speciali per i malati” (come diceva lei). Nel Seminario, tutti le volevano bene, la rispettavano, l’aiutavano, ed lei era per tutti “Madre”, non solo alimentava il corpo, ma alimentava quelli che erano tribolati, tristi, indecisi nella loro vocazione.
Li mandava a pregare, a mettersi ai piedi di Gesù Sacramentato; “che facciano orazione”. Però anche stava attenta al loro comportamento, al rispetto, alla delicatezza, all’ordine, alla presenza e alla testimonianza “.
“Suor Bernardetta passò nel Seminario di Richmond in cucina, seminando fraternità tra le case degli Stati Uniti. Amava molto i seminaristi e i sacerdoti. Un giorno mi disse: ‘Io ho offerto la mia vita per tutti i sacerdoti e sebbene non fui delle Suore Vocazioniste d’Italia (alla cui congregazione ella aveva desiderato entrarvi), tuttavia come Giuseppina continuo a pregare per loro’.
Parole del Papa Francesco
In un discorso dato alla Comunità del Pontificio Seminario Regionale Pullé “Pio XI” Sala Clementina, Sabato 10 dicembre 2016
“Suor Bernardetta … esempio di docilità allo Spirito Santo, di amore a Gesù e di amore alla carne di Cristo concreta”.
“Per me (il luogo) ha molto eco, molto. E mi trasporta dove c’è una donna, una ‘monaca’, una grande donna che ha lavorato molto nei seminari, anche in Argentina, vicino alla nostra casa di formazione, suor Bernardetta era della vostra zona. Quando io, come maestro di novizi ed anche come superiore provinciale, avevo qualche problema con alcuno di loro, lo mandavo a parlare con lei. Ed ella, due e la cosa si aggiustava. Quella sapienza delle donne di dio, delle mamme. E’ una grazia crescere nella vocazione sacerdotale tenendo vicino queste donne che sanno dire le cose che il Signore vuole che siano dette.
In seguito ella fu trasferita a Roma, io sempre, quando venivo (a Roma), andavo a vederla. Ricordo che l’ultima volta che la vidi, la chiamai ed ella: ‘Prima di andarsene, venga un’altra volta’- però, perché?’- voglio che mi dia la santa Unzione (degli infermi), perché non ci vedremo più.’ Questo sentire della donna, con 85 anni già …. E un giorno di Tutti i Santi le detti l’Unzione degli infermi, ed ella se ne andò più o meno, alla metà di dicembre.
Questo io voglio dire per rendere omaggio a questa donna e a molte altre come lei, le quali consacrano la vita al Signore e sono vicine all’apostolato dei sacerdoti, sono vicine alla formazione dei sacerdoti nei seminari, hanno quella sapienza delle mamme; sanno dire quello che il Signore vuole che sia detto. E per me è un dovere pronunciare il nome di suor Bernardetta oggi. E ringrazio la vostra terra per averci dato una donna così …. ( … )”
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