Novembre 21, 2024

Camilla Rolon

Istituto Suore Povere Bonaerensi di San Giuseppe – Delegazione Italiana –

Mese in onore di San Giuseppe

San Giuseppe

PREGHIERA INIZIALE

Salve, custode del Redentore,

e sposo della Vergine Maria.

A te Dio affidò il suo Figlio;

in te Maria ripose la sua fiducia;

con te Cristo diventò uomo.

O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi,

e guidaci nel cammino della vita.

Ottienici grazia, misericordia e coraggio,

e difendici da ogni male. Amen.

PREGHIERA FINALE

“Glorioso Patriarca San Giuseppe, il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili, vieni in mio aiuto in questi momenti di angoscia e difficoltà. Prendi sotto la tua protezione le situazioni tanto gravi e difficili che ti affido, affinché abbiano una felice soluzione. Mio amato Padre, tutta la mia fiducia è riposta in te. Che non si dica che ti abbia invocato invano, e poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere. Amen”.

 

1° GIORNO : CON IL CUORE DI PADRE

Nella lettera Patris Corde, il Santo Padre ci dice: “Con Cuore di Padre: così Giuseppe amava Gesù …”

Le nostre Costituzioni (n ° 15) ci dicono: “La religiosa, per il suo amore a Dio, mediante il voto di castità, si obbliga volontariamente alla continenza perfetta e al celibato, rinuncia alle gioie e doveri del matrimonio e della maternità.Tale rinuncia non limita la sua capacità di amare, anzi dilata il suo cuore nella pienezza di una maternità spirituale, che abbraccia tutti gli uomini. ”

Giuseppe non ha limitato la sua capacità di amare, ma l’ha estesa fino a portarla alla sua pienezza. Gli è stata affidata la missione di amare come padre. Con un cuore paterno Giuseppe ha amato Gesù, amandolo con cuore gentile, tenero, obbediente, casto, coraggiosamente creativo, nascosto e laborioso, perché l’amore casto ci fa più umani e più divini, l’amore per Gesù porta alla pienezza e dilata i nostri cuori. Noi siamo invitati ad amare Gesù, così come Giuseppe l’ha amato. Questo significa lasciare che fiorisca in noi la natura materna che il Padre ha inscritto nei nostri cuori.

Amiamo con il cuore di Madre, amiamo Gesù così come Giuseppe l’ha amato.

 

2° GIORNO : A MODO TUO GIUSEPPE

Leggiamo in Patris Corde: “I due Evangelisti che hanno posto in rilievo la sua figura, Matteo e Luca, raccontano poco, ma a sufficienza per far capire che tipo di padre egli fosse e la missione affidatagli dalla Provvidenza. ”

Ci chiediamo: che tipo di padre è stato Giuseppe? Che missione gli affidò la Provvidenza? Che tipo di madre è stata Camilla?

Che missione gli ha affidato la Provvidenza?

Camilla era la Materna Misericordia di Dio e la missione che la Provvidenza gli ha affidato, come Giuseppe, doveva rendere suo il Figlio di Dio, prima nella sua vita e poi scoprendola nei dimenticati, negli orfani, nei malati, negli anziani, negli ultimi.

Camilla è stata la madre che ha reso suoi i sogni di Dio; la madre che prese con sé quelli che il Padre le aveva affidato.

Camilla era la madre che ha ricevuto nella sua casa, nel suo seno e nella sua famiglia religiosa  tutti coloro che ne avevano bisogno.

Madre Camilla, sull’esempio di san Giuseppe, ha dedicato tutta la sua vita a custodire e accrescere, nelle anime, l’amore verso Gesù e Maria.

Qual è la missione che la Provvidenza mi affida oggi?

San Giuseppe mi aiuti ad ascoltarla, ad alzarmi ed a compierla.

 

3° GIORNO: I VANGELI CI RIVELANO IL TUO CUORE

“Sappiamo che egli era un umile falegname (cfr Mt 13,55), promesso sposo di Maria (cfr Mt 1,18; Lc 1,27); un «uomo giusto» (Mt 1,19), sempre pronto a eseguire la volontà di Dio manifestata nella sua Legge (cfr Lc 2,22.27.39) e mediante ben quattro sogni (cfr Mt 1,20; 2,13.19.22). Dopo un lungo e faticoso viaggio da Nazaret a Betlemme, vide nascere il Messia in una stalla, perché altrove «non c’era posto per loro» (Lc 2,7). Fu testimone dell’adorazione dei pastori (cfr Lc 2,8-20) e dei Magi (cfr Mt 2,1-12), che rappresentavano rispettivamente il popolo d’Israele e i popoli pagani.

Ebbe il coraggio di assumere la paternità legale di Gesù, a cui impose il nome rivelato dall’Angelo: «Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). Come è noto, dare un nome a una persona o a una cosa presso i popoli antichi significava conseguirne l’appartenenza, come fece Adamo nel racconto della Genesi (cfr 2,19-20).

Nel Tempio, quaranta giorni dopo la nascita, insieme alla madre Giuseppe offrì il Bambino al Signore e ascoltò sorpreso la profezia che Simeone fece nei confronti di Gesù e di Maria (cfr Lc 2,22-35). Per difendere Gesù da Erode, soggiornò da straniero in Egitto (cfr Mt 2,13-18). Ritornato in patria, visse nel nascondimento del piccolo e sconosciuto villaggio di Nazaret in Galilea – da dove, si diceva, “non sorge nessun profeta” e “non può mai venire qualcosa di buono” (cfr Gv 7,52; 1,46) –, lontano da Betlemme, sua città natale, e da Gerusalemme, dove sorgeva il Tempio. Quando, proprio durante un pellegrinaggio a Gerusalemme, smarrirono Gesù dodicenne, lui e Maria lo cercarono angosciati e lo ritrovarono nel Tempio mentre discuteva con i dottori della Legge (cfr Lc 2,41-50).” (Patris Corde)

Cresciamo nella devozione al nostro santo Patrono e chiamiamolo come la nostra Venerabile Madre Camilla lo chiamava:

“Nostro Santissimo Padre Signore San Giuseppe”.

 

4 ° GIORNO: MESSAGGERO E TESTIMONE DI SPERANZA

San Giuseppe mostra pazienza e infonde speranza, riadattando abitudini, alzando lo sguardo e stimolando la preghiera. (Patris Corde)

Nell’Allegato alle nostre Costituzioni (n. 7) leggiamo:

“La nostra missione nella Chiesa di Dio è essere annunciatori della Buona Novella di Salvezza. Fedeli al carisma e allo spirito di Madre Camilla dobbiamo essere:

– Messaggeri e testimoni di speranza, con il nostro filiale abbandono al Padre, ponendo solo in Lui le nostre certezze ”.

Messaggeri e testimoni di speranza, come Giuseppe, che sapeva aspettare pazientemente, che ha saputo riadattare la sua vita e quella della sua famiglia dovendo fuggire in Egitto, abbandonandosi sempre alla volontà del Padre; sapendo leggere in ogni evento della sua vita la mano Provvidente di un Dio che non lo lasciava solo. San Giuseppe è l’uomo che ci insegna, ma allo stesso tempo ci aiuta a fissare i nostri occhi solo su Dio in modo che Lui sia sempre la nostra unica sicurezza e possiamo essere anche noi  veramente messaggeri e testimoni di questa speranza.

San Giuseppe aiutaci!

 

5 ° GIORNO: SAN GIUSEPPE, IL SANTO BENEDETTO

“Tutti possono trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà.”. (Patris Corde)

Madre Camilla ha trovato in San Giuseppe il suo sostegno e la sua guida, il suo padre Signore San Giuseppe e ha cercato in ogni modo che noi, sue figlie, lo scoprissimo così.

Dai primi tempi dell’Istituto si sono praticate molte devozioni in onore a San Giuseppe.

Il libricino “Programma, Preghiere e pratiche spirituali delle Suore Povere Bonaerensi di San Giuseppe”, la cui prima stampa è del 1904, contiene le seguenti preghiere: Litanie a San Giuseppe; Ufficio Parvo di San Giuseppe; Preghiera composta da Leone XIII; Triduo a San Giuseppe; Sette domeniche in onore di San Giuseppe.

La Madre Camilla ha raccomandato ripetutamente di tenere le lampade accese in onore del Nostro Padre, come è stato fatto dall’inizio della fondazione.

La Madre ha anche ottenuto la facoltà di esporre il Santissimo Sacramento il 19 di ogni mese.        I canti antichi in onore a San Giuseppe fanno parte della nostra tradizione Giuseppina. La maggior parte degli eventi importanti nella vita della Madre e dell’Istituto si sono svolti il 19 Marzo: Ricevimento dell’abito, Prima professione, Voti Perpetui, Capitoli Generali, Assemblea per decidere il trasferimento della Casa Generalizia a Roma …

e anche provvidenzialmente  l’approvazione pontificia dell’Istituto (1898) nella celebrazione  di San Giuseppe.

Dedichiamoci quest’anno a lavorare in modo che molti lo scoprano come padre, guida, difensore e intercessore. Seguiamo il consiglio della nostra Madre che ci dice: “… Fai in modo che tutte le creature si rendano conto della festa che si celebra, e di chi è il Santo Benedetto.” (15/3/1904).

 

6 ° GIORNO: L’UOMO DELLA “SECONDA LINEA”

“San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza.” (Patris Corde)

Nelle nostre Costituzioni (N °: 90) leggiamo: “Nelle nostre comunità, tutti gli uffici sono ugualmente necessari e meritori, e contribuiscono efficacemente all’apostolato.

Abbiano le Suore tra loro: rispetto, comprensione, e mutua collaborazione, senza che alcuna si senta esclusa né guardi con indifferenza i compiti apostolici che si svolgono. Con l’apporto di tutte si arricchisce, si rinvigorisce e si assicura il buon esito dell’apostolato.”

La nostra Madre Camilla ci dice: “Vi voglio tutte molto unite tra di voi e con la vostra Superiora; molto osservanti, rispettando ognuna i suoi doveri e servire Dio con gioia nei vostri compiti, che sono tutti molto importanti”.

L’invito per il sesto giorno del mese in onore a San Giuseppe è quello di prendersi 10 minuti per scoprire il valore redentore e salvatore che ha il compito o l’ufficio che ti è stato affidato…. e il valore redentore che ha il lavoro nascosto di ciascuna delle nostre sorelle di comunità.

 

7° GIORNO: LA GRANDEZZA DI GIUSEPPE

“La grandezza di San Giuseppe consiste nel fatto che egli fu lo sposo di Maria e il padre di Gesù.” (Patris Corde)

San Giuseppe non ignorava le sue origini, sapeva che portava nelle sue vene sangue di Abramo e di Iesse; che aveva come antenati   Salomone, Roboamo, Giosafat e il re Acaz.

Figlio di re, di profeti, di patriarchi e di pontefici, Principe nella Nascita. Tuttavia, la sua grandezza non viene dalla sua stirpe o dai suoi antenati, la sua grandezza deriva dall’essere ciò che Dio aveva voluto che fosse: Sposo e Padre.

Giuseppe è grande, perché ha scoperto il sogno che Dio aveva per lui e lo fece suo; perché per far propri i sogni di Dio è richiesto di avere un cuore grande e magnanimo, che batte insieme al cuore di Dio.

Niente titoli, niente corone, niente oro, niente onori, niente applausi. Quello che  fa veramente grande  Giuseppe è l’amore verso Gesù e Maria.

Viviamo così la nostra vocazione, il sogno che il Padre ha pensato per ciascuna di noi e come ci dice la Nostra Madre:

“Vale di più, figlie, un solo giorno di Giuseppina che tutto l’oro del mondo “(24/01/1908)

 

8 ° GIORNO: LA FAMIGLIA DI GIUSEPPE

“San Paolo VI osserva che la sua paternità si è espressa concretamente «nell’aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell’incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta; nell’aver usato dell’autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro; nell’aver convertito la sua umana vocazione all’amore domestico nella sovrumana oblazione di sé, del suo cuore e di ogni capacità, nell’amore posto a servizio del Messia germinato nella sua casa».”(Patris Corde)

Leggiamo nelle nostre Costituzioni (N ° 43):

“La religiosa, fedele alla pratica dei suoi voti, non solo si inserisce nella comunità, ma fa di essa la sua vera famiglia.”

Seguendo l’esempio di San Giuseppe,  noi Giuseppine formiamo la nostra famiglia nell’Istituto religioso di cui facciamo parte; mettiamo al servizio la nostra vita, il nostro lavoro, la nostra vocazione come spose di Cristo, donandoci completamente e totalmente , in modo che il Messia cresca e regni nelle nostre case; nasca e cresca nelle anime, tenendo sempre presente che dobbiamo cercare di imitare la vita nascosta del nostro caro Gesù e della sua Santa Madre e del nostro Santissimo Padre Signore San Giuseppe.”(15/09/1902)

 

9° GIORNO : IL VERO MIRACOLO

“Giuseppe è l’uomo mediante il quale Dio si prende cura degli inizi della storia della redenzione. Egli è il vero “miracolo” con cui Dio salva il Bambino e sua madre. Il Cielo interviene fidandosi del coraggio creativo di quest’uomo.”(Patris Corde)

Madre Camilla ha scelto lo stesso “miracolo” che il Padre ha scelto per salvare il Bambino e sua Madre.

Lei ha fatto esperienza durante tutta la sua vita della custodia del Santo Patriarca e ci dice: “Guardate che siete povere figlie di San Giuseppe …. “(25/11/1894).

Credi che il falegname laborioso si debba trascurare? Oh, no, figlia, abbiamo esperienza della sua visibile protezione!” (15/2/1899).

Oggi rinnoviamo la nostra fiducia nel coraggio creativo del nostro Patrono che continua a prendersi cura della sua povera famiglia Giuseppina.

 

10° GIORNO: PADRE AMATO

“…San Giuseppe è un padre che è stato sempre amato dal popolo cristiano. La fiducia del popolo in San Giuseppe è riassunta nell’espressione “Ite ad Ioseph”, che fa riferimento al tempo di carestia in Egitto quando la gente chiedeva il pane al faraone ed egli rispondeva: «Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà» (Gen 41,55)”. (Patris corde)

La Nostra Madre Camilla si chiamava Camilla di San Giuseppe. Giuseppe, l’uomo del silenzio, della povertà e dell’umiltà, fu il suo maestro e consigliere. Da lui ha imparato la fiducia illimitata nella Provvidenza, e nello stesso tempo il Santo Patriarca era per lei la personificazione della stessa.

Voleva che ci chiamassimo e che fossimo ” Suore Povere di S. Giuseppe”, imitando “la vita umile, semplice, laboriosa e obbediente del Nostro Santissimo Padre”, e che“ niente temiamo, perché niente ci mancherà” (24/3/1906).

Ho la felicità di essere una “Povera Figlia di San Giuseppe”, come abitualmente diceva Madre Camilla. È il mio titolo, il mio cognome. Quindi  la mia spiritualità si alimenta nella persona di san Giuseppe.

Sono Povera di San Giuseppe. Che posto  egli occupa nella mia vita quotidiana come mio padre e maestro? Vado da Giuseppe e faccio quello che lui mi dice?

 

11 ° GIORNO: LA TENEREZZA DI DIO

“Giuseppe vide crescere Gesù giorno dopo giorno «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52). Come il Signore fece con Israele, così egli “gli ha insegnato a camminare, tenendolo per mano: era per lui come il padre che solleva un bimbo alla sua guancia, si chinava su di lui per dargli da mangiare” (cfr Os 11,3-4). Gesù ha visto la tenerezza di Dio in Giuseppe: «Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono» (Sal 103,13).Giuseppe avrà sentito certamente riecheggiare nella sinagoga, durante la preghiera dei Salmi, che il Dio d’Israele è un Dio di tenerezza,[11] che è buono verso tutti e «la sua tenerezza si espande su tutte le creature» (Sal 145,9).” (Patris Corde)

Madre Camilla lo chiamava “padre amorevole” che si prende cura in modo visibile della sua famiglia Giuseppina. Se la Madre Camilla si sentiva amorevolmente al riparo nella tenerezza e nella misericordia del Padre, in Giuseppe ha scoperto il volto visibile di quell’amorevole e tenera paternità.

Scopriamo anche noi la tenerezza di Dio contemplando la vita di Giuseppe.

 

12° GIORNO: ACCETTARE LA DEBOLEZZA CON INTENSA TENEREZZA

“La storia della salvezza si compie «nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18) attraverso le nostre debolezze. Troppe volte pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizza attraverso e nonostante la nostra debolezza. È questo che fa dire a San Paolo: «Affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”» (2 Cor 12,7-9). Se questa è la prospettiva dell’economia della salvezza, dobbiamo imparare ad accogliere la nostra debolezza con profonda tenerezza.” (Patris Corde)

Madre Camilla ha avuto “una fiducia illimitata nella provvidenza, non malgrado ma a causa della sua miseria ”(Annesso Cost. n ° 2) e ci dice con assoluta certezza: “I meriti del Nostro Santissimo Padre San Giuseppe compensano la nostra insufficienza.”

 

13°GIORNO: CREDERE CHE LUI PUO’

Leggiamo in Patris Corde: “Anche attraverso l’angustia di Giuseppe passa la volontà di Dio, la sua storia, il suo progetto. Giuseppe ci insegna così che avere fede in Dio comprende pure il credere che Egli può operare anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolezza. E ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. A volte noi vorremmo controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande”.

La Nostra Madre ci dice:

“… tu sai che il Padre Celeste ti vede e sa dove sei, e che fai tutto per il suo amore, e il Santissimo Patriarca ti dirà: ‘Queste poverelle  che vedi qui, sole e svantaggiate … sono le mie figlie. E, Come è questa carezza del mio Santissimo Padre Signore San Giuseppe? … No, figlie mie del mio cuore, non vi mancherà nulla se avete fede, e se qualcosa vi mancasse, guardate che siete poverelle figlie di San Giuseppe … ”(25/11/1894).

14° GIORNO: DIO PARLA NEL SILENZIO DEI SOGNI

“Analogamente a ciò che Dio ha fatto con Maria, quando le ha manifestato il suo piano di salvezza, così anche a Giuseppe ha rivelato i suoi disegni; e lo ha fatto tramite i sogni, che nella Bibbia, come presso tutti i popoli antichi, venivano considerati come uno dei mezzi con i quali Dio manifesta la sua volontà. (Patris Corde)

Costituzioni N ° 47:

“Ogni religiosa ha bisogno di silenzio nella sua vita di unione con Dio.  La SS.ma Vergine, silenziosa e riflessiva, San Giuseppe tacito e raccolto, siano suoi maestri di vita interiore.”

Non è che Dio non parla; solo che non si comunica con parole umane. Dio ha parlato a Giuseppe nel silenzio dei suoi sogni, perché Lui è oltre il nostro linguaggio.

Giuseppe sente quel rumore lieve e continuo che è il silenzio, ascolta ciò che si sente quando niente si fa sentire.

Ma Giuseppe è un uomo del silenzio, perché sa che per ascoltare Dio devi tacere, per capire il mistero che si nasconde dietro la voce del Padre è necessario immergersi nel silenzio.

 

15° GIORNO: “FIAT”

Leggiamo in Patris Corde: “In ogni circostanza della sua vita, Giuseppe seppe pronunciare il suo “fiat”, come Maria nell’Annunciazione e Gesù nel Getsemani.”(Patris Corde)

Oggi siamo davanti alla famiglia del FIAT, del “Sia Fatto, dell’ECCOMI, del “io no, ma Tu”, dell’abnegazione, della rinuncia, del sacrificio della propria volontà, dell’obbedienza filiale.

Siamo di fronte alla famiglia che ha sempre saputo mettere al centro Dio e la Sua Volontà.

Questa è la famiglia che ha detto: “Prima Tu e sempre Tu; mi spoglino di tutto prima di non fare la tua volontà”. È l’Obbedienza e la disponibilità pe amore.

Noi, come Giuseppine, possiamo dire con María e Giuseppe,  “Sia Fatto” e che ogni giorno della nostra vita sia un:

“Sia fatta la Tua Volontà”.

 

16 ° GIORNO: SENZA OBBEDIENZA     NON C’È SANTITÀ

“Giuseppe, nel suo ruolo di capo famiglia, insegnò a Gesù ad essere sottomesso ai genitori (cfr Lc 2,51), secondo il comandamento di Dio (cfr Es 20,12).” (Patris Corde)

“Sa bene vostra carità che il mio motto è: per me, senza obbedienza non c’è santità” Madre Camilla (27 giugno 1906)

Sottomissione al tempo, sottomissione e fiducia alla volontà di Dio. Il mistero della sottomissione di Gesù a Giuseppe, ci rivela come “pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce “. Flp 2, 6-8

Giuseppe insegnò l’obbedienza a Gesù e l’obbedienza esige attesa, pazienza, ascolto, fiducia, cuore disponibile e aperto, per accettare ciò che il Signore, attraverso la sua Provvidenza e le sue mediazioni vuole darci.

 

17 ° GIORNO: L’UOMO DELL’ ACCOGLIENZA

“Giuseppe accoglie Maria senza mettere condizioni preventive.” (Patris Corde)

Senza mettere condizioni preventive, ricevendo ciò che sembra inutile, non necessario, diverso, facendo spazio nella sua vita perché potesse entrare ciò che non sperava, rompe i suoi schemi e le sue strutture.

Accogliere significa misericordia, dimenticanza di sé, coraggio per accettare e ricevere, uscire dall’area di conforto, del mio, di ciò che mi fa sentire bene; perché è sempre una grande tentazione quella di restare sempre allo stesso modo e con coloro che pensano uguale a me.

Accogliere è abbattere le barriere, creare ponti, è uscire alla ricerca, è ascoltare e trovare nuovi modi per avvicinarsi.

Accogliere è ricevere la vita così come viene; con le sue storie, con le sue ferite, con le sue ricchezze e povertà, con i suoi limiti e punti di forza.

Così ha fatto Giuseppe con Maria, che ha ricevuto nella sua casa, l’ha sposata, l’ha fatta parte della sua storia e del progetto che il Signore gli aveva affidato.

18° GIORNO: IL CORAGGIO CREATIVO DEL FALEGNAME

“Abbiamo lo stesso coraggio creativo del carpentiere di Nazaret, il quale sa trasformare un problema in un’opportunità anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza.” (Patris Corde)

Per noi come Suore Povere di San Giuseppe non c’è che una sola cosa importante: l’Abbandono in Dio, la fiducia nella sua amorevole Provvidenza. San Giuseppe ci insegna ad affidare tutto alla Provvidenza di Dio e a vivere in pace sotto le ali protettive del Padre che ci ama. San Giuseppe ci insegna ad accogliere con spirito di fede e disponibilità tutti gli eventi della nostra vita.

Saremo felici se, come San Giuseppe, taciti e raccolti, abbracciamo il mistero, perché solo così potremo trasformare un problema in una grande opportunità.

Confidiamo sempre nella Provvidenza e potremo contemplare la tenerezza e la misericordia del Padre che ci protegge amorevolmente.

 

19° GIORNO: A NAZARET FIORISCE LA VOLONTÀ DEL PADRE

Leggiamo in Patris Corde: “Nel nascondimento di Nazaret, alla scuola di Giuseppe, Gesù imparò a fare la volontà del Padre.”

La Sacra Famiglia di Nazareth è il modello di tutte le virtù che fanno parte della nostra spiritualità:

“…teniamo sempre presente che dobbiamo cercare di imitare la vita nascosta del nostro caro Gesù e della sua Santissima Madre e Nostro Santissimo Padre Signor San Giuseppe nell’umile laboratorio di Nazaret. ” (15/9/1902).

In questi giorni, nei quali festeggiamo in un modo speciale il nostro Santo Patrono, possiamo incarnare le parole della nostra Madre:

“… vivere la vita di preghiera, di raccoglimento, di obbedienza, di lavoro, di carità e di vera pace e amore fraterno”; perché, “qui è la vita dell’umile Giuseppina povera, obbediente e mortificata, questa è la dolce compagnia di Gesù, Maria e Giuseppe nell’umile casetta di Nazaret.”(13/6/1911).

 

20° GIORNO: LASCIA DA PARTE I RAGIONAMENTI

Patris Corde ci dice: “Giuseppe lascia da parte i suoi ragionamenti per fare spazio a ciò che accade e, per quanto possa apparire ai suoi occhi misterioso, egli lo accoglie, se ne assume la responsabilità e si riconcilia con la propria storia.”

Giuseppe mette da parte i suoi ragionamenti per far posto a ciò che accade.

Giuseppe rompe i suoi pregiudizi, i suoi precedenti pensieri sulla realtà per ricevere ciò che succederà, per fare spazio nella sua vita a ciò che avverrà.

Giuseppe non condanna Maria, non può perché la ama, perché lui è giusto, ma non davanti agli uomini, ma davanti a Dio.

Essere “giusto” davanti agli uomini significa mettersi nell’atteggiamento di un fariseo, di un giurista, di un moralista, è indurire il cuore; essere giusti davanti agli uomini non lascia spazio alla misericordia.

La misericordia lascia da parte i ragionamenti logici, rompe pregiudizi, purifica lo sguardo, risana l’affettività, facilita la purezza dell’intenzione. L’abbondante misericordia vede negli esseri umani una storia, una necessità; ci permette di accogliere gli altri così come sono, di assumere la responsabilità di accompagnarli nel cammino e di riconciliarci con la propria storia, perché ci guarisce, ci ristora, ci riscatta e ci salva.

 

21 ° GIORNO: UNA VIA CHE ACCOGLIE

“La vita spirituale che Giuseppe ci mostra non è una via che spiega, ma una via che accoglie.” (Patris Corde)

La vita spirituale di Giuseppe ci fa intravedere un cammino che accoglie, un cammino che viene realizzato mentre si dà spazio ad eventi, alle parole e all’amore del Signore.

La vita di unione con Dio, per Giuseppe, è un percorso che accoglie. Giuseppe riceve i gesti paterni di Dio, riceve la tenerezza del Padre come manifestazione della riconciliazione tra Dio e gli uomini, una vita spirituale che riceve la certezza di una presenza che non l’abbandona mai.

La vita spirituale di Giuseppe ci mostra un percorso che accoglie atteggiamenti che non sono del mondo, modi di essere, di agire e vivere in modo diverso da ciò che il mondo di oggi ci presenta, un cammino che accoglie il vero volto del Padre. Infatti noi sappiamo cosa ci ha detto la M. Camilla che “abbandonarsi nelle braccia di Dio è la cosa migliore.”

 

22 ° GIORNO: “NON PREOCCUPARTI”

Leggiamo in Patris Corde: “«Giuseppe, figlio di Davide, non temere» (Mt 1,20), sembra ripetere anche a noi: “Non abbiate paura!”.”

Dio, attraverso l’Angelo, nei sogni, affida la missione a Giuseppe ma la prima cosa che gli dice è “Non aver paura”

“Non aver paura di accettare questa missione”, “Non aver paura” di fare quello che ti è stato rivelato, “Non temere” anche se non capisci, anche se non sai come ti devi comportare, “Non temere Giuseppe” perché grande è la tua fede e la tua fiducia in Dio e non rimarrai deluso, ma vedrai come si adempiranno le promesse del Signore.

Madre Camilla ci dice:

“Non essere un codardo, metti la speranza in Dio Nostro Signore e sotto la protezione della Santissima Vergine e del Santissimo Patriarca non temere, anche se ti sembra di non avere nulla. Non temere, non ti mancherà niente.

 

23° GIORNO: L’OMBRA DEL PADRE

“Lo scrittore polacco Jan Dobraczyński, nel suo libro L’ombra del Padre, ha narrato in forma di romanzo la vita di San Giuseppe. Con la suggestiva immagine dell’ombra definisce la figura di Giuseppe, che nei confronti di Gesù è l’ombra sulla terra del Padre Celeste: lo custodisce, lo protegge, non si stacca mai da Lui per seguire i suoi passi.” (Patris Corde)

San Giuseppe è definito da tanti santi, dai Padri della Chiesa e dagli scrittori come l’Ombra del Padre Celeste….

Ma perché hanno usato questa immagine? …

L’ombra passa inosservata, non fa rumore, né si vanta, non le prestiamo tutta la nostra attenzione, sappiamo che è, che mai si allontana dal nostro fianco, va dietro di noi come a custodirci, o è da un lato come compagna di strada; non esiste se non c’è una luce che sia la sua fonte di esistenza.

L’immagine dell’ombra evoca l’idea di un secondo luogo, di passare inosservati, di mistero, di presenza che non fa rumore, di silenzio che esige attesa.

Dio ha scelto un falegname con mani forti, con un cuore silenzioso, con grande fede e assoluta fiducia per essere il primo strumento della sua paternità. A questo falegname Dio affidò i suoi tesori più preziosi: suo Figlio e Maria.

Dio scelse Giuseppe per rivelare la Sua paternità amorevole, misericordiosa e tenera. Giuseppe ha ricevuto la missione per rivelare l’essenza della paternità del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe a Gesù e a tutti gli uomini di tutti i tempi.

 

24° GIORNO: NESSUNO È NATO PADRE

Il Papa commenta nella Lettera Apostolica: “Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio, ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti.”

La nota caratteristica della paternità è la Presenza, nessuno si può prendere cura di un altro se non è presente nella sua vita.

Giuseppe è stato ed è un padre presente nella vita di suo Figlio e dei suoi figli. Lui impara ad essere padre essendo presente, essendo nella vita del suo figlio accompagnandolo nel suo cammino. Ha imparato la presenza e la paternità ascoltando e contemplando Dio nella sua Parola. Ha scoperto i tratti paterni di Dio nelle parole che pronunciava verso il suo popolo:

“Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato

e dall’Egitto ho chiamato mio figlio.” Os.11.1

“Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano!” Os 11.3

“Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare.” Os 11, 4

Come potrei abbandonarti, Efraim, come consegnarti ad altri, Israele?” Os 11.8

“Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono.” Sal.103,13

 

25° GIORNO: MANGIARE IL PANE CHE È Il FRUTTO DEL PROPRIO LAVORO

Patris Corde ci dice: “San Giuseppe era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Da lui Gesù ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro.”

Il direttorio delle nostre Costituzioni ci dice: “Il lavoro è per il povero il modo per guadagnarsi il sostentamento; sentiamoci per ciò stesso obbligate alla medesima legge, abbracciando di buon gusto le mortificazioni che esso impone.” (Direttorio, Capitolo II, n ° 24)

E la nostra Madre Camilla raccomanda: Capiscano le Suore di San Giuseppe che dobbiamo lavorare: questa è la nostra missione” (21/04/1909)

Giuseppe era povero, aveva bisogno di guadagnarsi da vivere per sé e per la sua famiglia. Giuseppe sapeva cosa significava abbracciare ogni giorno le mortificazioni che il suo lavoro imponeva; sapeva della necessità, sapeva dell’impotenza, sapeva che cosa significasse che la gente non ricompensasse il suo lavoro; ma sapeva anche che con il lavoro delle sue mani dava dignità a se stesso, sapeva che collaborava con l’opera della salvezza e sviluppava le sue potenzialità e qualità.

La persona che lavora, qualunque sia il suo lavoro, collabora con Dio stesso e diventa un può il creatore del mondo che ci circonda.

L’opera di san Giuseppe ci ricorda che Dio fatto uomo non disprezza il lavoro.

“Signore, ti chiediamo intrepidi lavoratori per il grande campo di conquista che nella tua misericordia ci hai assegnato. Signore, la messe è molta, gli operai pochi, donaci tante vocazioni, Giuseppine altruiste, decise e costanti che non misurano il loro servizio in base alla soddisfazione che possono trovare ma per l’amore verso Te che possono risvegliare nelle anime.”

 

26°GIORNO: NON HA CERCATO SCORCIATOIE, HA AFFRONTATO CIO’ CHE GLI STAVA CAPITANDO

Leggiamo nella Lettera Apostolica del Santo Padre: “La fede che ci ha insegnato Cristo è invece quella che vediamo in San Giuseppe, che non cerca scorciatoie, ma affronta “ad occhi aperti” quello che gli sta capitando, assumendone in prima persona la responsabilità.”

Il cuore umano cerca costantemente di affermarsi in se stesso: il mio io, il mio di fronte a Dio. Nel fatto di affermarsi, il cuore si rifiuta di affrontare ciò che gli sta accadendo durante la sua vita e cerca scorciatoie per non rimanere male; scorciatoie che non richiedono alcuno sforzo, nemmeno tempo, né dolore, né cambiamento, né disagio; scorciatoie che allontanano dalla verità e portano alla tranquillità cerebrale.

Il Nostro Amorevole Padre era sospettoso delle scorciatoie che non richiedevano sforzi e fornivano soluzioni magiche; al contrario, il suo cuore ha affrontato tutto ciò che gli stava accadendo con grande fede, fiducia, pazienza, prudenza e carità; perché il suo cuore era solo afferrato in Dio. Lui era la sua unica sicurezza e da quella certezza poteva dedurre la responsabilità in prima persona di tutto ciò che è accaduto nella sua vita e nella vita della sua famiglia.

Riflettiamo: Quale o quali sono le scorciatoie più frequenti alle quali mi appello?

 

27° GIORNO: GIUSEPPE È UN PROTAGONISTA

La Lettera del Santo Padre su San Giuseppe dice: “Alla fine di ogni vicenda che vede Giuseppe come protagonista, il Vangelo annota che egli si alza, prende con sé il Bambino e sua madre, e fa ciò che Dio gli ha ordinato (cfr Mt 1,24; 2, 14.21). In effetti, Gesù e Maria sua Madre sono il tesoro più prezioso della nostra fede. Dobbiamo sempre domandarci se stiamo proteggendo con tutte le nostre forze Gesù e Maria, che misteriosamente sono affidati alla nostra responsabilità, alla nostra cura, alla nostra custodia.”

Madre Camilla ha posato lo sguardo su Nazareth, dove Gesù è cresciuto sotto la protezione di Giuseppe e Maria e ci insegna a prenderci cura del tesoro che abbiamo da vivere secondo l’esempio di Giuseppe:

“Dobbiamo cercare di imitare la vita nascosta del nostro caro Gesù e della sua Santissima Madre e del nostro Santissimo Padre Signore San Giuseppe, nell’umile casetta di Nazareth”. Figlia, non preoccuparti già sai che potente è il Signore, e Lui ti proteggerà, quindi chiedi a Nostro Santissimo Padre Signor San Giuseppe, perché sua è quella preziosa casetta Giuseppina…

State tranquille e prendetevi cura e curate gli altri (…) questo è il miglior Dono che potete offrire al Nostro Santo Padre Signor San Giuseppe.”

 

28°GIORNO: ACCOGLIERE GLI ALTRI

“L’accoglienza di Giuseppe ci invita ad accogliere gli altri, senza esclusione, così come sono, riservando una predilezione ai deboli, perché Dio sceglie ciò che è debole (cfr 1 Cor 1,27), è «padre degli orfani e difensore delle vedove» (Sal 68,6) e comanda di amare lo straniero.[20] Voglio immaginare che dagli atteggiamenti di Giuseppe Gesù abbia preso lo spunto per la parabola del figlio prodigo e del padre misericordioso (cfr Lc 15,11-32)” Patris corde

Madre Camilla si è scoperta scelta come figlia da San Giuseppe. Quando era adolescente è stata vista inginocchiata devotamente davanti all’immagine di San Giuseppe nella Parrocchia di Socorro, che frequentava tutte le mattine.

Intere ore trascorsero davanti al Cristo del Miracolo, al Tabernacolo e a San Giuseppe. Entrando al Carmelo le danno il nome: Dolores di San Giuseppe. Lei sa di essere la vera figlia del Grande Patriarca e così chiama noi.

Madre Camilla dice:

“Che io possa essere una vera figlia del Grande Patriarca, umile, obbediente e mortificata, e che davanti ai miei occhi possa avere sempre il fango della mia miseria, così che io possa distinguere molto chiaramente le meraviglie del Signore”. E ci dice:

“Figlie di San Giuseppe e mie del mio cuore, povere figlie di San Giuseppe, pensate carissime che sia poca cosa essere figlie di San

Giuseppe? Questo è il grande desiderio che arde nel mio cuore che voi siate Sante religiose e figlie esemplari del più umile Patriarca.

Lavorate con affetto al servizio del Signore, e il Santissimo Patriarca e la Santissima Vergine di cui siete figlie, vi proteggeranno”.

 

29°GIORNO: LA FORZA DI ACCOGLIERE LA VITA COSÌ COM’È.

“Il suo è un coraggioso e forte protagonismo. L’accoglienza è un modo attraverso cui si manifesta nella nostra vita il dono della fortezza che ci viene dallo Spirito Santo. Solo il Signore può darci la forza di accogliere la vita così com’è, di fare spazio anche a quella parte contradditoria, inaspettata, deludente dell’esistenza.” Patris corde

Madre Camilla ha visto in San Giuseppe suo padre il suo modello di Forza e fiducia, che le ha insegnato ad accogliere tutto come proveniente dalla mano amorevole del Padre con immensa fiducia. Ci dice:

“Mia cara figlia, non ti affliggere, abbandonati nelle braccia della Provvidenza di Dio e Dio Nostro Signore ti concederà tutte quelle grazie necessarie. Il nostro Santissimo Padre Signore San Giuseppe ti assisterà”. Non essere un codardo, riponi la tua speranza in Dio nostro

Signore e sotto la protezione della Santissima Vergine e del Santo Patriarca e non temere nulla, anche se ti sembra di non avere niente.

Non temere, non ti mancherà nulla”.

 

30 ° GIORNO: AMANDO LA CHIESA CONTINUIAMO AD AMARE IL BAMBINO E SUA MADRE

Dice Patris Corde: “Giuseppe, continuando a proteggere la Chiesa, continua a proteggere il Bambino e sua madre, e anche noi amando la Chiesa continuiamo ad amare il Bambino e sua madre. Da Giuseppe dobbiamo imparare la medesima cura e responsabilità: amare il Bambino e sua madre; amare i Sacramenti e la carità; amare la Chiesa e i poveri.”

Madre Camilla confida pienamente nell’intercessione di questo beato santo, sa che lui protegge la Chiesa e la sua piccola Famiglia Giuseppina ed è lui che ci insegna ad amare. E ci dice:

“Raddoppiate le vostre suppliche al Signore per l’intercessione del nostro Santissimo Padre San Giuseppe. Raddoppiate le preghiere con i bambini per ottenere dal Signore la grazia che richiediamo; fate novene a San Giuseppe ogni mese; quando finiscono in una casa, comincino in un’altra, in modo da dare continuità alla richiesta al nostro   Santissimo Padre. Mettete tutto nelle mani di Nostro Signore per intercessione del Nostro Santissimo Padre Signore San Giuseppe e lui vi accompagnerà e vi concederà tutto ciò che mi chiedete.”

 

31°GIORNO: LA FELICITÀ DI GIUSEPPE È NEL DONO DI SE STESSO

Leggiamo in Patris Corde: “La felicità di Giuseppe non è nella logica del sacrificio di sé, ma del dono di sé. Non si percepisce mai in quest’uomo frustrazione, ma solo fiducia. Il suo persistente silenzio non contempla lamentele ma sempre gesti concreti di fiducia.”

La nostra Madre Fondatrice ci dice: “Nella vera figlia del Santissimo Patriarca deve regnare lo spirito di semplicità e di umiltà. La sua povera madre che l’ama tanto, la vuole una vera figlia di San Giuseppe, umile, obbediente e caritatevole. Perché “le povere figlie di San Giuseppe, non hanno un’altra aspirazione che quella di fare il bene agli altri. Ogni giorno vi benedico e vi metto sotto il manto della Santissima Vergine e del Santissimo Patriarca, che non cesserà di vegliare su di voi con la sua protezione paterna.

Alla fine di questo mese, ognuna di noi possa riceve questa grazia: giungere a vivere con il cuore di Giuseppe.